Avviene da un momento all'altro, senza preavviso: di colpo, camminando per strada, una folata soave sovrasta persino l'odore del traffico. Spesso non sai da dove viene ma c'è e, assertiva nella sua dolcezza, ti costringe a fermarti per seguirne la traccia odorosa.
Arriva magari da un romantico cortile interno, un po' defilato, che nella fretta non avevi visto, o da uno di quei terrazzi sospesi che sembrano pianerottoli verso il paradiso.
Fateci caso: quella del glicine è la prima fragranza primaverile ad invadere l'aria, precedendo la zuccherina invasione della robinia e il mielato sentore dei fiori di tiglio.
Erano già fiorite le magnolie, direte: vero, ma bisogna avvicinarle, entrare sotto i rami carichi di corolle, per sentirne il riservato profumo.
L'effluvio del glicine invece ti assale, ti cattura e ti insegue, vigoroso come lo spirito della pianta, capace di stritolare ringhiere e sgretolare muri, "prepotente e feroce" come lo definisce in una poesia Pier Paolo Pasolini.
Sono i giorni del glicine. Quando anche la primavera è prepotente e feroce.
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