A Milano invece, ce n'è uno che unisce, dedicato al più formidabile fra gli istinti umani : il viaggio.
Si chiama "Muro del Viaggio" e si trova nei pressi di uno dei tanti snodi di passaggio della città, frequentato da quei misconosciuti viaggiatori che sono i pendolari.Opera di Arte Urbana dell'artista cubano Danis Ascanio, sorge sul tratto di parete che da Viale Corsica conduce all'ingresso della stazione Milano Forlanini.
E' sorto nella periferia cosiddetta "grigia", dove ancora non ci sono nemmeno le insegne variopinte della metropolitana: eppure, ogni giorno qui transitano centinaia di treni, che collegano i centri del circondario di Milano, in tutte le direzioni.
Milano Forlanini è una stazione del Passante Ferroviario, poco usato dai milanesi nelle tratte urbane, sebbene ben raccordato con i centri nevralgici del trasporto cittadino.
Non solo; qui, in via Roberto Ardigò, siamo all'imbocco del Viale Forlanini, a un tiro di schioppo dall'aeroporto di Linate.
Nessun luogo quindi poteva essere più adatto a celebrare il tema del viaggio.
Ieri, approfittando del pomeriggio di sole, sono andata a vederlo.
Come ho scritto altrove, non amo molto i musei, perchè trovo che le opere d'arte esposte siano come morte, avulse dalla realtà socio-culturale in cui sono state concepite.
Davanti al Muro del Viaggio invece, mi sono trovata di fronte a un'opera artistica viva, perfettamente integrata nel contesto.
Il trittico, dipinto a pennello su una lunghezza di 200 metri, inizia dall'angolo con Viale Corsica, col tratto dedicato alla canzone di Jannacci "El portava i scarp de tennis"; creato da Ascanio con Davide "Ratzo" Ratti, ricorda il viaggio del clochard protagonista in cammino verso l'Idroscalo, luogo dove aveva incontrato il grande amore della sua vita.
Subito dopo ecco il tratto centrale, la parte per me più emozionante : alla sua creazione infatti, hanno preso parte anche i passanti, dando vita alla prima opera di streetart condivisa.
Sì, perchè le scritte, che si vedono negli spazi fra le tre enormi valigie disegnate dall'artista, sono di 250 viaggiatori diretti alla stazione, invitati da Ascanio a esprimere con una parola cosa significasse per loro il viaggio e un luogo come questo.
Le parole sono state dipinte sulla parete in modo che ognuno, passando, riconoscesse il proprio apporto e quello degli altri all'opera.
Piccole figure, che ricordano quelle dipinte da Atomo Tinelli (uno fra i primi "graffitari" italiani) movimentano l'insieme, arrampicandosi sulla parete e entrando nell'unica valigia aperta, come alla ricerca del fascino arcano insito nel concetto di viaggio.
Più avanti, oltre l'ingresso principale della stazione, nel terzo tratto i colori lasciano il posto al profilo del quartiere con i suoi cantieri, nei toni prevalenti del grigio, del nero e del rosso; c'è anche un treno, cui i soliti omini si aggrappano nel gesto che lo stesso Ascanio ha definito "Climbing the future" ossia scalare il futuro.
Accanto, una bicicletta appesa in alto, che sembra simboleggiare la ricerca di un rapporto più naturale col movimento, reso difficile dall'incalzare dei doveri quotidiani.
Come ho scritto altrove, non amo molto i musei, perchè trovo che le opere d'arte esposte siano come morte, avulse dalla realtà socio-culturale in cui sono state concepite.
Davanti al Muro del Viaggio invece, mi sono trovata di fronte a un'opera artistica viva, perfettamente integrata nel contesto.
Il trittico, dipinto a pennello su una lunghezza di 200 metri, inizia dall'angolo con Viale Corsica, col tratto dedicato alla canzone di Jannacci "El portava i scarp de tennis"; creato da Ascanio con Davide "Ratzo" Ratti, ricorda il viaggio del clochard protagonista in cammino verso l'Idroscalo, luogo dove aveva incontrato il grande amore della sua vita.
Subito dopo ecco il tratto centrale, la parte per me più emozionante : alla sua creazione infatti, hanno preso parte anche i passanti, dando vita alla prima opera di streetart condivisa.
Sì, perchè le scritte, che si vedono negli spazi fra le tre enormi valigie disegnate dall'artista, sono di 250 viaggiatori diretti alla stazione, invitati da Ascanio a esprimere con una parola cosa significasse per loro il viaggio e un luogo come questo.
Le parole sono state dipinte sulla parete in modo che ognuno, passando, riconoscesse il proprio apporto e quello degli altri all'opera.
Piccole figure, che ricordano quelle dipinte da Atomo Tinelli (uno fra i primi "graffitari" italiani) movimentano l'insieme, arrampicandosi sulla parete e entrando nell'unica valigia aperta, come alla ricerca del fascino arcano insito nel concetto di viaggio.
Più avanti, oltre l'ingresso principale della stazione, nel terzo tratto i colori lasciano il posto al profilo del quartiere con i suoi cantieri, nei toni prevalenti del grigio, del nero e del rosso; c'è anche un treno, cui i soliti omini si aggrappano nel gesto che lo stesso Ascanio ha definito "Climbing the future" ossia scalare il futuro.
Accanto, una bicicletta appesa in alto, che sembra simboleggiare la ricerca di un rapporto più naturale col movimento, reso difficile dall'incalzare dei doveri quotidiani.
Il progetto del Muro del Viaggio è nato nell'ambito del "Percorso Jannacci" , promosso dal Consiglio di Zona 4/Cultura e realizzato col contributo dell'Assessorato alla Mobilità con Metropolitana Milanese.
Sono molto dispiaciuta di non averlo conosciuto prima, avrei volentieri partecipato anch'io, scrivendo quel che il viaggio e il movimento significano per me: libertà.
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