Ero coinvolta in quelli che si chiamano "rapporti a distanza" e, in un caso, ho pensato seriamente di trasferirmi in un paese del nord Europa.
Ripensandoci, mi rendo conto che i luoghi visitati in quelle situazioni fanno parte di una categoria diversa rispetto agli altri.
Sì, perchè tutto quanto visto e vissuto in quei momenti di grazia possiede una qualità particolare, che cambia nella memoria a seconda di come la storia in questione si è evoluta, pur se conclusa.
Così, luoghi prima trasfigurati dalla luce della speranza, poi eclissati dal buio della disillusione, finiscono per sempre banditi in una sorta di atlante parallelo, le cui coordinate resteranno intoccabili, fissate nel tempo dolente delle occasioni perdute e del rimpianto.
Ed è per questo che, pur desiderandolo ancora, non tornerò a Copenhagen, nè nel sud della Svezia : l'ombra di progetti incompiuti e promesse mancate, offuscherebbe anche il ricordo degli attimi giocosi e complici, nei quali tutto sembrava reale e invulnerabile.
Diversa l'emozione quando la storia, seppur finita, ha però compiuto interamente il suo ciclo: non amarezza, nè rimpianto, ma una tranquilla nostalgia, nella certezza che tutto quanto c'era da vivere è stato vissuto.
Tornare a Castel Toblino, dove la saetta di un'occhiata ha dato il via alla fuga imprevista, fino alla vertigine del balzo di Tremosine, da cui oltre che sull'orizzonte lo sguardo già spaziava sul futuro in attesa per noi ...
Tornare là, non sarebbe un triste pellegrinaggio, ma la celebrazione di un dono ricevuto, al cui calore continuare a scaldarsi negli anni a venire.
Tornare là, non sarebbe un triste pellegrinaggio, ma la celebrazione di un dono ricevuto, al cui calore continuare a scaldarsi negli anni a venire.
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wanda come ti capisco....
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