A quattordici anni, avevo già vissuto in sette città diverse in Italia. Posso pertanto a pieno titolo definirmi una nomade anche perchè, terminata la scuola e lasciata la famiglia d'origine, non ho smesso di spostarmi ovunque mi portassero il lavoro e la vita.
Nonostante questo, anch'io ho nostalgia delle mie radici, che ritrovo in un tratto dell'Appennino tosco-emiliano, fra Bologna e Firenze.
Qui sono i luoghi d'origine della famiglia di mia madre e quindi dei nonni materni, presso i quali trascorrevo lunghe estati di bimba e adolescente.
Ero una selvatica, nel senso che la selva, ossia il bosco, era il mio cortile di gioco dove passavo il tempo in compagnia dei cuginetti o del nonno ma, più spesso, da sola.
Uscivo al mattino dopo colazione, per ritornare solo all'ora dei pasti, come fanno i gatti. Anche dopo cena, non volevo perdere lo spettacolo della luna che saliva sulla valle del Setta, accompagnata dal canto dei grilli.
Per molti anni, i nonni sono stati i custodi di un piccolo santuario in cima ad una collina, coperta di castagneti e attraversata dall'autostrada del Sole.
La si attraversa ancora e scommetto che l'avete guardata centinaia di volte anche voi, senza davvero vederla, prima di tuffarvi nella galleria che ne porta il nome.
A Serra la mia vena mistica si è risvegliata presto, anche se allora non la riconoscevo come tale: ricorderò sempre la sera in cui, camminando sul viale che dalla chiesa conduce alla strada, ho vissuto un istante eterno, sospeso nella consapevolezza di essere parte di qualcosa di immenso e trascendente.
Poco lontano, la piccola fonte dove ogni giorno riempivo un fiasco di acqua fresca. Si trovava al termine di un breve sentiero coperto dagli alberi, e anche qui mi piaceva sostare seduta sulla pietra scivolosa di muschio, contemplando la pozza cristallina contornata di felci e capelvenere.
Dopo i temporali estivi, cui assistevo protetta dal porticato della chiesa, inspiravo profondamente il sensuale odore della terra bagnata, col suo sentore misto di sottobosco e foglie cadute.
Da allora, questo è il profumo delle mie radici, quello che mi fa sentire di appartenere anch'io, benchè nomade, ad un luogo dove tornare.
Dove si trova
L'area che descrivo, compresa fra i caselli autostradali di Pian del Voglio e Rioveggio e inclusa nei comuni di San Benedetto Val di Sambro e Pian del Voglio, è sempre stata frequentata da quelli che allora si definivano "villeggianti".
La maggior parte saliva qui da Bologna per sfuggire alla calura estiva, mitigata sia dalla modesta altitudine che dalla presenza dei fitti boschi di quercia e castagno.
Anche ora vale la pena di uscire dall'autostrada e percorrere la strada "normale" che conduce al Passo della Futa.
E' uno degli itinerari della cosiddetta "Italia minore"e si snoda fra paesaggi boscosi e piccoli borghi: non avrà forse la ricchezza artistica dei paesi di Umbria e Toscana, ma offre un'atmosfera autentica, di serena semplicità.
La zona è attraversata dalla GEA, la Grande Escursione Appenninica che collega Emilia Romagna e Toscana lungo il crinale : per alcuni chilometri, coincide con la "Strada Romana" o "Via degli Dei" un tratto lastricato dell'antica Via Flaminia Minor , scoperto solo nel 1979 grazie alla passione e alla costanza di due bolognesi originari del vicino paese di Castel dell'Alpi.
Inediti scorci alpini si affacciano nella frazione di Pian di Balestra, 1032 metri sul livello del mare, con le sue casette estive in legno : la grande abetaia che le circonda è il rifugio per eccellenza, quando la canicola estiva soffoca perfino i borghi più in basso.
E ancora, il grazioso paesino di Madonna dei Fornelli, dove si concentra il maggior numero di pensioncine e alberghi; o Castel dell'Alpi, col suo fresco lago incassato tra i boschi...
Completano il quadro le trattorie con cucina casalinga, le strutture agrituristiche, i campeggi immersi nel verde.
La prossima volta che passate di qui, anche se non dovete sfuggire a una "coda" in autostrada, uscite dalla velocità del traffico e fate una deviazione, immergendovi per qualche ora in un viaggiare lento d'altri tempi. Non ve ne pentirete.
Poco lontano, la piccola fonte dove ogni giorno riempivo un fiasco di acqua fresca. Si trovava al termine di un breve sentiero coperto dagli alberi, e anche qui mi piaceva sostare seduta sulla pietra scivolosa di muschio, contemplando la pozza cristallina contornata di felci e capelvenere.
Dopo i temporali estivi, cui assistevo protetta dal porticato della chiesa, inspiravo profondamente il sensuale odore della terra bagnata, col suo sentore misto di sottobosco e foglie cadute.
Da allora, questo è il profumo delle mie radici, quello che mi fa sentire di appartenere anch'io, benchè nomade, ad un luogo dove tornare.
Dove si trova
L'area che descrivo, compresa fra i caselli autostradali di Pian del Voglio e Rioveggio e inclusa nei comuni di San Benedetto Val di Sambro e Pian del Voglio, è sempre stata frequentata da quelli che allora si definivano "villeggianti".
La maggior parte saliva qui da Bologna per sfuggire alla calura estiva, mitigata sia dalla modesta altitudine che dalla presenza dei fitti boschi di quercia e castagno.
Anche ora vale la pena di uscire dall'autostrada e percorrere la strada "normale" che conduce al Passo della Futa.
E' uno degli itinerari della cosiddetta "Italia minore"e si snoda fra paesaggi boscosi e piccoli borghi: non avrà forse la ricchezza artistica dei paesi di Umbria e Toscana, ma offre un'atmosfera autentica, di serena semplicità.
La zona è attraversata dalla GEA, la Grande Escursione Appenninica che collega Emilia Romagna e Toscana lungo il crinale : per alcuni chilometri, coincide con la "Strada Romana" o "Via degli Dei" un tratto lastricato dell'antica Via Flaminia Minor , scoperto solo nel 1979 grazie alla passione e alla costanza di due bolognesi originari del vicino paese di Castel dell'Alpi.
Inediti scorci alpini si affacciano nella frazione di Pian di Balestra, 1032 metri sul livello del mare, con le sue casette estive in legno : la grande abetaia che le circonda è il rifugio per eccellenza, quando la canicola estiva soffoca perfino i borghi più in basso.
E ancora, il grazioso paesino di Madonna dei Fornelli, dove si concentra il maggior numero di pensioncine e alberghi; o Castel dell'Alpi, col suo fresco lago incassato tra i boschi...
Completano il quadro le trattorie con cucina casalinga, le strutture agrituristiche, i campeggi immersi nel verde.
La prossima volta che passate di qui, anche se non dovete sfuggire a una "coda" in autostrada, uscite dalla velocità del traffico e fate una deviazione, immergendovi per qualche ora in un viaggiare lento d'altri tempi. Non ve ne pentirete.
Questo
articolo è stato scritto per Viaggi,
Luoghi e Profumi.
La
riproduzione, totale o parziale, è
vietata e l'originale si trova solo su Viaggi,
Luoghi e Profumi.
Nessun commento
Posta un commento